Putin e la guerra senza fine: perché la Russia non può (o non vuole) fermarsi in Ucraina
Di Avv. Francesco Catania | Aprile 2025
Nonostante l’altissimo costo umano, le sanzioni internazionali, l’isolamento diplomatico e una guerra che dura da oltre due anni, la Russia continua imperterrita la sua offensiva in Ucraina. Ma perché Vladimir Putin non mette fine a questo conflitto? E cosa impedisce alla Federazione Russa di scegliere la via della pace?
La risposta, per quanto inquietante, è semplice: la guerra è diventata un elemento strutturale del sistema putiniano. Non si tratta solo di una scelta strategica, ma di una condizione necessaria per la sopravvivenza politica ed economica del Cremlino. Ecco i cinque principali motivi che spiegano questa dipendenza patologica dalla guerra.
1. Il ritorno dei combattenti: una minaccia per la stabilità interna
La guerra in Ucraina ha mobilitato centinaia di migliaia di russi, spesso con addestramento insufficiente e dotazioni inadeguate. Molti tornano mutilati, traumatizzati, incapaci di reintegrarsi nella società. Ma altri rappresentano una vera e propria bomba sociale.
Secondo le Nazioni Unite, oltre 170.000 detenuti condannati per crimini violenti sono stati arruolati per combattere in cambio di amnistie (Fonte: UN Special Rapporteur on the situation of human rights in the Russian Federation, Mariana Katzarova, relazione al Consiglio per i Diritti Umani, settembre 2023).
Molti di questi ex combattenti, ha affermato Katzarova, hanno ripreso a commettere gravi crimini al ritorno in Russia, inclusi omicidi e violenze sessuali. La società russa si trova così esposta a un’onda crescente di instabilità interna.
2. Una macchina economica alimentata dal conflitto
Secondo i dati del Ministero delle Finanze russo e analisi di think tank occidentali (Fonte: Carnegie Endowment for International Peace, 2024), circa il 30% della spesa pubblica russa è oggi destinata al settore difesa e sicurezza, in larga parte per sostenere l’invasione dell’Ucraina.
Intere filiere industriali sono state riconvertite alla produzione militare. L’economia russa è sempre più dipendente dal conflitto per la produzione, l’occupazione e la tenuta dei bilanci regionali. La guerra, in questo schema, non è una voce di spesa, ma una fonte di reddito e di controllo politico.
3. La guerra come scudo per la repressione
Secondo il rapporto annuale di Human Rights Watch e le denunce di diverse ONG russe in esilio (come Memorial, dichiarata “agente straniero” dal Cremlino), il conflitto ha permesso l’introduzione di leggi speciali, censura preventiva e una crescente repressione del dissenso.
L’invasione ha offerto a Putin il pretesto per mettere a tacere oppositori politici come Alexei Navalny, morto in carcere nel febbraio 2024 in circostanze mai chiarite, e Yevgeny Prigozhin, leader della milizia Wagner, deceduto nel 2023 dopo un tentativo di ammutinamento (Fonte: BBC, Reuters, Meduza).
4. Una guerra senza vittorie e senza vie d’uscita
La Federazione Russa non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi strategici dichiarati, tra cui il rovesciamento del governo ucraino o il controllo duraturo del Donbass. Anzi, ha perso terreno in ambito diplomatico, economico e morale.
Secondo il Ministero della Difesa ucraino, oltre 900.000 soldati russi sono stati uccisi, feriti o resi inabili dall’inizio dell’invasione nel febbraio 2022 (Fonte: MOD Ukraine, dati aggiornati a marzo 2025). Queste cifre non sono confermate da Mosca, ma trovano riscontro parziale anche in stime di intelligence occidentali.
Putin non può permettersi di dichiarare la sconfitta: in un sistema autocratico come il suo, perdere la guerra equivale a perdere il potere.
5. L’effetto boomerang della NATO
L’invasione dell’Ucraina, giustificata inizialmente con la volontà di fermare l’espansione della NATO, ha prodotto l’effetto opposto. La Finlandia (aprile 2023) e la Svezia (marzo 2024) sono entrate ufficialmente nell’Alleanza, rafforzando il fronte nord-est europeo (Fonte: NATO.int).
Allo stesso tempo, la spesa militare dei paesi europei è aumentata del 20% in media, con un piano per la difesa autonoma europea entro il 2030 (Fonte: European Defence Agency, rapporto 2024).
Putin ha così ottenuto l’esatto contrario di quanto si proponeva: una NATO più ampia, più determinata e meglio finanziata.
Conclusione: un sistema fondato sul conflitto
La Russia di oggi è un paese che non può fare a meno della guerra. Putin ha costruito un sistema che si regge su tre pilastri: il controllo interno, la dipendenza economica dal complesso militare-industriale e una narrativa permanente di minaccia esterna.
Fermare il conflitto significherebbe aprire la porta a una crisi interna potenzialmente irreversibile. Per questo, il Cremlino ha interesse a prolungare la guerra, anche a costo di ulteriori perdite, escalation e isolamento. In questo schema, la guerra non è più un mezzo: è diventata la condizione stessa della sopravvivenza politica del regime.
📚 Fonti principali:
ONU – Special Rapporteur on Human Rights in Russia, relazioni 2023–2024
Ministry of Defence of Ukraine, dati aggiornati al 2025
Carnegie Endowment for International Peace, The Moscow Times, BBC, Reuters, Meduza
Human Rights Watch, Rapporto annuale 2024
European Defence Agency, European Defence Report 2024
NATO.int – Documentazione ufficiale sull’allargamento 2023–2024