La Storia non è propaganda

Controeditoriale a “L’auto-Liberazione” di Marco Travaglio

di Avv. Francesco Catania

Nel suo editoriale del 18 aprile, Il Fatto Quotidiano ospita una riflessione di Marco Travaglio che, partendo da una difesa d’ufficio dello storico Alessandro Barbero, finisce per proporre una versione distorta e pericolosamente ideologica della storia contemporanea. Un’operazione che merita non solo una risposta, ma una seria verifica dei fatti.

Travaglio ci ammonisce: “Nel Paese dove il primo che passa dà lezioni di storia ad Alessandro Barbero, può accadere di tutto”. Come se la discussione pubblica fosse riservata ai titolati, e non fosse invece un esercizio democratico, tanto più quando si parla di verità storiche che ancora plasmano la nostra politica e la nostra memoria collettiva. Ma ciò che davvero dovrebbe allarmare è l’uso strumentale della storia per giustificare il presente, che è poi il vero nodo del suo articolo.

📜 Stalin e Hitler: davvero “nemici da sempre”?

L’editoriale si rifà implicitamente alle parole di Barbero secondo cui Stalin e Hitler sarebbero stati “nemici giurati” fin dagli anni Trenta. Una tesi che i fatti storici smentiscono in modo imbarazzante.

Il 23 agosto 1939, l’Unione Sovietica e la Germania nazista firmarono il patto Molotov-Ribbentrop, un trattato di non aggressione che conteneva un protocollo segreto per spartirsi l’Europa dell’Est. Fu così che, nel settembre 1939, Hitler invase la Polonia da ovest e Stalin da est, sancendo l’inizio della Seconda guerra mondiale. Non solo: tra il 1939 e il 1941, URSS e Germania furono alleati economici e politici, con scambi regolari di grano, acciaio, petrolio e altre materie prime.

Fu solo nel giugno del 1941, quando Hitler tradì l’accordo con l’Operazione Barbarossa, che Stalin si ritrovò dalla parte degli Alleati. Fino ad allora, l’URSS non solo non combatteva il nazismo, ma ne era partner strategico. Eppure, nel racconto di Travaglio, tutto ciò viene omesso o minimizzato, in nome di una narrazione più “conveniente”.

🧠 L’Occidente ha davvero abbandonato l’URSS?

Altra tesi ripresa: l’Occidente avrebbe lasciato sola l’Unione Sovietica a combattere il nazismo. È una verità parziale, dunque fuorviante. Quando l’URSS venne attaccata nel 1941, Stati Uniti e Regno Unito fornirono immediatamente supporto logistico e militare, attraverso programmi come il Lend-Lease. Senza l’aiuto anglo-americano — che includeva cibo, armamenti, camion, aeroplani, e risorse strategiche — la resistenza sovietica avrebbe avuto ben altra sorte.

Ma tutto ciò viene ignorato da Travaglio, che preferisce dipingere l’URSS come una vittima solitaria, dimenticata e tradita. Una visione più adatta a un film epico che a una ricostruzione storica seria.

⚠️ La Russia di oggi non è l’URSS del 1945

Il passaggio più inquietante dell’editoriale è però un altro: il tentativo — nemmeno troppo velato — di riabilitare la Russia di Putin sotto l’egida dell’URSS antifascista. Travaglio denuncia l’esclusione della Russia dalle commemorazioni del Giorno della Memoria, critica la NATO per non sostenere risoluzioni russe “contro il neonazismo”, e bolla come ingiustificato ogni paragone tra il Cremlino e il Terzo Reich.

Ma un conto è riconoscere il tributo di sangue dell’Armata Rossa nel 1945. Un altro è usare quel tributo come scudo morale per giustificare la guerra d’aggressione contro l’Ucraina nel 2022, l’occupazione della Crimea, i crimini di guerra documentati da osservatori indipendenti e la repressione sistematica dell’opposizione interna. L’URSS di Stalin non è la Russia di Putin. E confondere le due cose non è solo falso: è una forma di propaganda revisionista.

🔍 La retorica dell’infallibilità

L’idea che Barbero sia “intoccabile” perché autorevole è un’altra delle derive preoccupanti. Lo storico torinese ha meriti indiscussi in campo divulgativo, ma nessuno, nemmeno il più brillante degli accademici, è al di sopra della critica. Travaglio usa la sua popolarità come scudo retorico per disarmare ogni dissenso, come se contestare una sua tesi fosse un atto di lesa maestà. È il classico bias di autorità, incompatibile con la ricerca storica e il pensiero libero.

🎯 Conclusione: la Storia non si usa come arma

La storia è un campo di battaglia retorico. E come tutti i campi di battaglia, è esposta a manipolazioni. È giusto e doveroso ricordare l’enorme sacrificio umano del popolo sovietico nella lotta al nazismo. Ma è altrettanto giusto non trasformare quel passato in un alibi per assolvere il presente.

La memoria non è un’arma politica. È uno strumento di consapevolezza. E se oggi abbiamo bisogno di storici, giornalisti e intellettuali, è perché abbiamo bisogno di complessità, non di slogan. Di fatti, non di tifoserie. Di verità storiche, non di revisionismi funzionali.

Per questo, nel 2025 come nel 1945, la libertà — anche quella di pensiero — merita di essere difesa con rigore. E senza sconti per nessuno.


📚 Fonti storiche primarie e secondarie

🇷🇺 Il Patto Molotov-Ribbentrop (1939)


🇵🇱 Divisione della Polonia e parata congiunta

  • Fatti storici:
    • La Germania invade la Polonia il 1° settembre 1939; l’URSS il 17 settembre 1939.
    • Il 22 settembre 1939 si tiene una parata militare congiunta tra truppe naziste e sovietiche a Brest-Litovsk.
    • Fonte accademica:
      • Antony Beevor, La Seconda guerra mondiale, Rizzoli, 2012.

🇺🇸 Lend-Lease Act e supporto occidentale all’URSS

  • U.S. Government, Lend-Lease Act (1941)
    • Legge statunitense per il supporto militare agli Alleati, compresa l’URSS dopo l’invasione tedesca.
    • Fonti ufficiali:
  • Dati quantitativi:
    • Circa 11 miliardi di dollari in aiuti all’URSS tra 1941 e 1945.
    • Fornitura di camion, locomotori, cibo, medicine, metalli strategici.

📖 L’URSS e la “liberazione” dell’Europa dell’Est

  • L’Armata Rossa liberò l’Europa orientale dal nazismo ma impose regimi comunisti filo-sovietici.
  • Fonti:
    • Anne Applebaum, Gulag: A History, Doubleday, 2003.
    • Tony Judt, Postwar: A History of Europe Since 1945, Penguin, 2005.
    • Norman Davies, Europe: A History, Oxford University Press, 1996.

📺 Sulla figura di Barbero e la narrazione mediatica

  • Interventi video pubblici di Alessandro Barbero in cui afferma:
    • che Stalin e Hitler “furono sempre nemici”;
    • che “l’Occidente ha lasciato sola l’URSS”.
  • Questi interventi sono facilmente reperibili su YouTube o TikTok digitando “Barbero Hitler Stalin” o “Barbero Seconda Guerra”.
  • Critica e analisi:
    • Sergio Luzzatto, “La storia non è una fede”, Il Sole 24 Ore, 2022.
    • David Bidussa, Contro il mito. Lo storico non è un profeta, Feltrinelli, 2023.

📰 Sul ruolo di Marco Travaglio nella narrazione contemporanea

  • Editoriale “L’auto-Liberazione”, Il Fatto Quotidiano, 18 aprile 2025.
  • Analisi dello stile giornalistico di Travaglio:
    • Francesco Piccolo, Il desiderio di essere Travaglio, Einaudi, 2010.
    • Fabio Martini, “Il Travaglio della verità”, La Stampa, 2020.

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